La valle della Loira in bicicletta

Dal 3 al 14 agosto 1998

di Carlo Camarotto

Verso Chambord
Il Castello di Chambord
Nella grande terrazza
Il viale d'ingresso
Il Castello di Chamount
La Loira
Il castello di Amboise

Tappa numero 2, Dal 5 al 6 agosto 1998

Chambord, Chaumont e Amboise
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Mercoledì 5 agosto – Chambord

Il sorgere del sole salva dal congelamento Paui e David. La rabbia per la tremenda notte appena trascorsa è sfogata contro il minuscolo Colibrì, reo di averli traditi.

Ma la voglia d’inforcare la bicicletta è più forte di qualsiasi disagio e non ci mettiamo molto a smontare le tende e salutare il piccolo campeggio in riva allo Cher.

La meta del giorno è il Castello di Chambord, il più grande e maestoso tra le mille e più dimore principesche che tappezzano la favolosa valle della Loira. Correndo verso nord passiamo in rassegna minuscoli paesini, come Chémery, Sassay e Contres, piccoli borghi medioevali che mantengono inalterato il loro fascino fuori dal tempo. Le strade che li uniscono sono circondate da estesi campi di girasole oppure da campi appena falciati con enormi balle di fieno che dominano l’orizzonte. Un paesaggio bucolico da mozzare il fiato, ricco di profumi e suoni che riconducono i nostri animi a quella natura campagnola così ricca di fascino, purtroppo ormai merce rara nella Pianura Veneta dove siamo cresciuti.

Per pranzo ci fermiamo nei pressi di Cheverny, cittadina famosa per il castello omonimo, particolarmente rinomato per la bellezza e l’importanza artistica dei suoi interni, magnificamente conservati e dotati di un’eccezionale collezione di arredamenti. Non abbiamo però la possibilità di ammirarli perché decidiamo di non visitarlo, non tanto per la mancanza di tempo ma per quella di denaro. Il prezzo d’ingresso ai castelli è in generale molto alto e siamo costretti a compiere una selezione (nel prosieguo del viaggio quella di non visitare l’interno di un castello perchè troppo caro diventerà una costante, per questo è stato coniato anche un acronimo per spiegare la rinuncia: CCT, Castello Costa Troppo).

Nel pomeriggio incontriamo lungo la strada alcune aree boscose che ci concedono un po’ di protezione dai raggi del sole, quest’oggi assai agguerriti. Pedalare in questa ombra rinvigorente è una vera gioia, una sensazione che traspare nitida dai nostri sguardi. Perfino David, contrariato fin dal mattino per la brutta notte appena passata, sembra aver dimenticato il freddo patito e sorride ad ogni colpo di pedale.

Corriamo così tranquilli verso il castello di Chambord, ma prima di lui troviamo l’immenso parco che lo circonda, un dominio boscoso di oltre cinquemila ettari, circondato da un muro di cinta lungo ben 32 km che lo rende il più grande parco forestale chiuso d’Europa. I cervi ed i cinghiali sono gli abitanti più rappresentativi dei suoi boschi, ma correndo lungo la strada non abbiamo modo d’incrociarli.

Quando giungiamo in vista del castello rimaniamo increduli di fronte a tanta imponenza. Chambord è una delle più grandi espressioni architettoniche dello stile rinascimentale. La sua facciata è lunga 128 metri, ha 440 locali, più di 80 scale, 365 camini ed 800 capitelli scolpiti. Nella realizzazione si nota l’influenza di Leonardo da Vinci, che ha lavorato come architetto alla corte di Francesco I.

La pianta del castello si sviluppa attorno alla costruzione chiamata maschio, a sua volta centrata attorno allo scalone principale a doppia elica (composto da due scale a chiocciola rotanti nello stesso senso che non si incrociano mai). Dallo scalone dipartono quattro grandi vestiboli disposti a croce che permettono l’accesso ad otto appartamenti: uno in ognuna delle quattro torri ed altri quattro ad occupare gli spazi tra le torri stesse ed i vestiboli. La stessa disposizione si ripete su tre piani. In un secondo tempo Francesco I estese il castello inglobando il maschio in un quadrilatero di nuova costruzione ed installando i suoi appartamenti nell’ala orientale.

Percorrendo lo scalone fino all’ultimo piano si raggiunge la terrazza, che offre una stupenda visione del fiume, del bosco circostante e dei numerosi camini e capitelli che ornano la costruzione. La terrazza gira attorno a tutta la struttura del maschio e permette di volgere lo sguardo a 360° sul panorama circostante.

Riprendiamo possesso delle biciclette che il pomeriggio è già avanzato, tutti concordi nel valutare spettacolare questa incredibile opera umana. Vista l’ora dobbiamo aumentare il ritmo del nostro incedere per raggiungere un campeggio segnalato da Paui in direzione di Blois. Purtroppo lo troviamo chiuso. Siamo così costretti a procedere fino quasi alla città, dove comunque troviamo un altro buon campeggio. Qui la paura più grande di David e Paui è di rivivere un’altra notte da incubi, ma il gestore del campeggio si dimostra magnanimo e dona ai due sventurati un paio di coperte di lana. Unica nota stonata è che David, con l’idea di accumulare calore durante il giorno, ha corso per tutta la giornata a petto nudo e senza un berretto, prendendosi così un’insolazione. Dura la vita del cicloturista. 

Giovedì 6 agosto – Chaumont e Amboise

Al risveglio il sole è già pronto a scaldarci. Paui e David hanno dormito piuttosto bene, raggomitolati com’erano nelle coperte donate dal padrone del campeggio. Prima delle dieci siamo già in sella alle biciclette, pronti ad oltrepassare Blois per correre lungo la strada panoramica che corre sulla riva sinistra della Loira.

Impieghiamo circa un’ora per percorrere i sedici chilometri che dividono Blois da Chaumont-sur-Loire, un minuscolo paesino sulle rive del fiume posto ai piedi di una bassa collina. Proprio sopra l’altura, nel X secolo, il conte di Blois costruì una fortezza per proteggere la città dagli attacchi nemici. Il castello è in stile medievale, modificato ed abbellito nel Rinascimento. Ha torri imponenti, piccole finestre e possiede un ponte levatoio. Nel XVIII secolo la facciata rivolta verso il fiume è stata abbattuta, creando così una sorta di giardino interno da cui è possibile ammirare la Loira. Nel magnifico parco che circonda il castello, dove dimorano degli straordinari cedri centenari, si svolge ogni anno il più importante Festival di giardini tematici d’Europa, a cui prendono parte paesaggisti di tutto il mondo.

Ovviamente il castello è classificato come CCT, quindi ci godiamo solo la pace del parco, sufficientemente grande da diluire la calca di persone in visita a questa bella dimora, che è più simile come fattezze alle forme che un castello nel mio immaginario deve avere.

Dopo esserci goduti un meritato riposo siamo pronti a ripartire. Per raggiungere Amboise sono poco più di dieci chilometri, buona parte di questi percorsi in compagnia di un cicloturista spagnolo che abbandona momentaneamente i propri compagni più lenti per seguire il nostro ritmo sostenuto.

Amboise è una città di circa dodicimila abitanti, sorta prima della conquista romana e sviluppatasi nel corso dei secoli fino a raggiungere il suo massimo splendore durante il Rinascimento. Il castello è costituito da due ali, quella detta di Carlo VIII  (in stile gotico flamboyant) e quella di Luigi XII (in stile rinascimentale); nel giardino si erge la cappella di Sant’Uberto, dove è sepolto Leonardo da Vinci (anche questa in stile gotico flamboyant). Le mura sono abbellite da due enormi torri a chiocciola (Tour des Minimes e Tour Heurtault) che servivano per facilitare l’accesso dei cavalli e dei carri dal livello della Loira fino al piano del Castello.

Anche questo castello è CCT, quindi ce lo godiamo solo dal basso e dall’altro lato del fiume, dove è possibile fotografarlo in tutta la sua bellezza. Proprio dal lato sinistro della Loira riprendiamo la corsa verso ovest, lungo una strada perennemente immersa nel caldo abbraccio dei campi di girasoli. Proseguiamo a correre adagiati in questo piacere sensoriale per una decina di chilometri fino a raggiungere il paesino di Montlouis-sur-Loire, famoso per la vocazione vinicola delle sue terre. Qui troviamo un campeggio che fa al caso nostro.

Il calar della notte non porta con se l’aria fredda di Châtillon e le temperature rimangono più che accettabili, facendo tirare un respiro di sollievo a David e Paui. Durante la cena, la prima in un ristorante, discutiamo degli obbiettivi del viaggio. Concordo con Paui che sarebbe bello raggiungere l’oceano ed alla fine, anche se Alessandro dimostra una certa perplessità in merito, riusciamo a convincere l’intero gruppo della fattibilità del progetto. Mi addormento pensando all’Atlantico.