Tappa numero 2, Dal 5 al 6 agosto 1998
Mercoledì 5 agosto – Chambord
Il sorgere del sole salva dal congelamento Paui e David. La rabbia per
la tremenda notte appena trascorsa è sfogata contro il minuscolo Colibrì, reo
di averli traditi.
Ma la voglia d’inforcare la bicicletta è più forte di qualsiasi disagio
e non ci mettiamo molto a smontare le tende e salutare il piccolo campeggio in
riva allo Cher.
La meta del giorno è il Castello di Chambord, il più grande e maestoso
tra le mille e più dimore principesche che tappezzano la favolosa valle della
Loira. Correndo verso nord passiamo in rassegna minuscoli paesini, come
Chémery, Sassay e Contres, piccoli borghi medioevali che mantengono inalterato
il loro fascino fuori dal tempo. Le strade che li uniscono sono circondate da
estesi campi di girasole oppure da campi appena falciati con enormi balle di
fieno che dominano l’orizzonte. Un paesaggio bucolico da mozzare il fiato,
ricco di profumi e suoni che riconducono i nostri animi a quella natura
campagnola così ricca di fascino, purtroppo ormai merce rara nella Pianura
Veneta dove siamo cresciuti.
Per pranzo ci fermiamo nei pressi di Cheverny, cittadina famosa per il
castello omonimo, particolarmente rinomato per la bellezza e l’importanza
artistica dei suoi interni, magnificamente conservati e dotati di
un’eccezionale collezione di arredamenti. Non abbiamo però la possibilità di
ammirarli perché decidiamo di non visitarlo, non tanto per la mancanza di tempo
ma per quella di denaro. Il prezzo d’ingresso ai castelli è in generale molto
alto e siamo costretti a compiere una selezione (nel prosieguo del viaggio
quella di non visitare l’interno di un castello perchè troppo caro diventerà
una costante, per questo è stato coniato anche un acronimo per spiegare la
rinuncia: CCT, Castello Costa Troppo).
Nel pomeriggio incontriamo lungo la strada alcune aree boscose che ci
concedono un po’ di protezione dai raggi del sole, quest’oggi assai agguerriti.
Pedalare in questa ombra rinvigorente è una vera gioia, una sensazione che
traspare nitida dai nostri sguardi. Perfino David, contrariato fin dal mattino per
la brutta notte appena passata, sembra aver dimenticato il freddo patito e
sorride ad ogni colpo di pedale.
Corriamo così tranquilli verso il castello di Chambord, ma prima di lui
troviamo l’immenso parco che lo circonda, un dominio boscoso di oltre cinquemila
ettari, circondato da un muro di cinta lungo ben 32 km che lo rende il più
grande parco forestale chiuso d’Europa. I cervi ed i cinghiali sono gli
abitanti più rappresentativi dei suoi boschi, ma correndo lungo la strada non
abbiamo modo d’incrociarli.
Quando giungiamo in vista del castello rimaniamo increduli di fronte a
tanta imponenza. Chambord è una delle più grandi espressioni architettoniche
dello stile rinascimentale. La sua facciata è lunga 128 metri, ha 440 locali,
più di 80 scale, 365 camini ed 800 capitelli scolpiti. Nella realizzazione si
nota l’influenza di Leonardo da Vinci, che ha lavorato come architetto alla
corte di Francesco I.
La pianta del castello si sviluppa attorno alla costruzione chiamata
maschio, a sua volta centrata attorno allo scalone principale a doppia elica
(composto da due scale a chiocciola rotanti nello stesso senso che non si
incrociano mai). Dallo scalone dipartono quattro grandi vestiboli disposti a
croce che permettono l’accesso ad otto appartamenti: uno in ognuna delle
quattro torri ed altri quattro ad occupare gli spazi tra le torri stesse ed i
vestiboli. La stessa disposizione si ripete su tre piani. In un secondo tempo
Francesco I estese il castello inglobando il maschio in un quadrilatero di
nuova costruzione ed installando i suoi appartamenti nell’ala orientale.
Percorrendo lo scalone fino all’ultimo piano si raggiunge la terrazza,
che offre una stupenda visione del fiume, del bosco circostante e dei numerosi
camini e capitelli che ornano la costruzione. La terrazza gira attorno a tutta
la struttura del maschio e permette di volgere lo sguardo a 360° sul panorama
circostante.
Riprendiamo possesso delle biciclette che il pomeriggio è già avanzato,
tutti concordi nel valutare spettacolare questa incredibile opera umana. Vista
l’ora dobbiamo aumentare il ritmo del nostro incedere per raggiungere un
campeggio segnalato da Paui in direzione di Blois. Purtroppo lo troviamo
chiuso. Siamo così costretti a procedere fino quasi alla città, dove comunque
troviamo un altro buon campeggio. Qui la paura più grande di David e Paui è di
rivivere un’altra notte da incubi, ma il gestore del campeggio si dimostra
magnanimo e dona ai due sventurati un paio di coperte di lana. Unica nota
stonata è che David, con l’idea di accumulare calore durante il giorno, ha
corso per tutta la giornata a petto nudo e senza un berretto, prendendosi così
un’insolazione. Dura la vita del cicloturista.
Giovedì 6 agosto – Chaumont e Amboise
Al risveglio il sole è già pronto a scaldarci. Paui e David hanno
dormito piuttosto bene, raggomitolati com’erano nelle coperte donate dal
padrone del campeggio. Prima delle dieci siamo già in sella alle biciclette,
pronti ad oltrepassare Blois per correre lungo la strada panoramica che corre
sulla riva sinistra della Loira.
Impieghiamo circa un’ora per percorrere i sedici chilometri che
dividono Blois da Chaumont-sur-Loire, un minuscolo paesino sulle rive del fiume
posto ai piedi di una bassa collina. Proprio sopra l’altura, nel X secolo, il
conte di Blois costruì una fortezza per proteggere la città dagli attacchi
nemici. Il castello è in stile medievale, modificato ed abbellito nel
Rinascimento. Ha torri imponenti, piccole finestre e possiede un ponte
levatoio. Nel XVIII secolo la facciata rivolta verso il fiume è stata
abbattuta, creando così una sorta di giardino interno da cui è possibile
ammirare la Loira. Nel magnifico parco che circonda il castello, dove dimorano
degli straordinari cedri centenari, si svolge ogni anno il più importante
Festival di giardini tematici d’Europa, a cui prendono parte paesaggisti di
tutto il mondo.
Ovviamente il castello è classificato come CCT, quindi ci godiamo solo
la pace del parco, sufficientemente grande da diluire la calca di persone in
visita a questa bella dimora, che è più simile come fattezze alle forme che un
castello nel mio immaginario deve avere.
Dopo esserci goduti un meritato riposo siamo pronti a ripartire. Per
raggiungere Amboise sono poco più di dieci chilometri, buona parte di questi
percorsi in compagnia di un cicloturista spagnolo che abbandona momentaneamente
i propri compagni più lenti per seguire il nostro ritmo sostenuto.
Amboise è una città di circa dodicimila abitanti, sorta prima della
conquista romana e sviluppatasi nel corso dei secoli fino a raggiungere il suo
massimo splendore durante il Rinascimento. Il castello è costituito da due ali,
quella detta di Carlo VIII (in stile
gotico flamboyant) e quella di Luigi
XII (in stile rinascimentale); nel giardino si erge la cappella di Sant’Uberto,
dove è sepolto Leonardo da Vinci (anche questa in stile gotico flamboyant). Le mura sono abbellite da
due enormi torri a chiocciola (Tour des
Minimes e Tour Heurtault) che
servivano per facilitare l’accesso dei cavalli e dei carri dal livello della
Loira fino al piano del Castello.
Anche questo castello è CCT, quindi ce lo godiamo solo dal basso e
dall’altro lato del fiume, dove è possibile fotografarlo in tutta la sua
bellezza. Proprio dal lato sinistro della Loira riprendiamo la corsa verso
ovest, lungo una strada perennemente immersa nel caldo abbraccio dei campi di
girasoli. Proseguiamo a correre adagiati in questo piacere sensoriale per una
decina di chilometri fino a raggiungere il paesino di Montlouis-sur-Loire,
famoso per la vocazione vinicola delle sue terre. Qui troviamo un campeggio che
fa al caso nostro.
Il calar della notte non porta con se l’aria fredda di Châtillon e le
temperature rimangono più che accettabili, facendo tirare un respiro di
sollievo a David e Paui. Durante la cena, la prima in un ristorante, discutiamo
degli obbiettivi del viaggio. Concordo con Paui che sarebbe bello raggiungere
l’oceano ed alla fine, anche se Alessandro dimostra una certa perplessità in
merito, riusciamo a convincere l’intero gruppo della fattibilità del progetto.
Mi addormento pensando all’Atlantico.