Tappa numero 7, Dal 3 al 5 marzo 2004
Mercoledì 03 marzo - Dunedin
La corriera per Dunedin ci passerà a prendere nel primo pomeriggio, quindi abbiamo a disposizione una mezza giornata di assoluto relax. La passiamo tra acquisti in centro (mettetevi a memoria la catena di negozi Jay Jays, una linea di moda per giovani a buonissimo mercato) e i Queenstown Gardens, il parco urbano antistante il porticciolo. La giornata è splendida e le uniche nuvole che si intravedono sono le poche abbarbicate sulle creste del Remarkables. Mancano ormai pochi giorni al rientro in Italia, quindi vogliamo sfruttare al massimo il poco sole che ci rimane per abbronzarci il più possibile. La mattinata la passiamo a fare le lucertole.
L’autista della corriera è piccolo e tarchiato, con una barbetta brizzolata incolta. È un po’ burbero e si dimostra scocciato nel dover ripetere più volte ciò che dice perché non lo capiamo. Arriviamo a Dunedin intorno alle sette ed il cielo è diventato carico di nubi minacciose. Fa decisamente fresco.
La corriera ci porta fino alle porte dell’ostello (Dunedin Central Backpackers) che si trova in uno dei lati esterni dell’Ottagono, il sistema di vie che caratterizza il centro nevralgico della seconda città più grande dell’isola del sud. L’ostello è di quelli tipo "grande città", con solo camerate enormi e la perdita totale del calore familiare di molti ostelli da noi frequentati. Lo gestisce un ragazzo asiatico che ti chiede 1$ aggiuntivo per qualsiasi cosa tu gli chieda di fare, tranne prenotare un trasporto per l’aeroporto l’indomani.
La via principale di Dunedin (Princes St) è ricca di pub a ristoranti. Ci affrettiamo nella scelta perché sembrano tutti chiudere assai presto. Puntiamo nuovamente sulla cucina thai e ne rimaniamo soddisfatti.
Lungo la strada, intanto, si muovono molti gruppi di ragazzi che rumoreggiano chiassosi tra i silenti edifici. Sembrano apparire e scomparire nel nulla, come se gli estremi di Princes St fossero delle porte spazio-temporali che li inghiottono e li sputano fuori a turno. Svariati gruppi sono di sole ragazze, alcune già parecchio alticce.
Ad un tratto veniamo fermati da due ragazze che ci chiedono quale delle due pance sia la più bella, ovviamente scoprendola ed invitandoci a toccarla per esprimere un giudizio più obiettivo. Vedo Giovanni per la prima volta nella mia vita imbarazzato. Sembrano entrambe incinta di qualche mese... e pensare che è invece solo la birra.
Giovedì 04 marzo - Ritorno al nord
Un fuoristrada ci aspetta fuori dall’ostello che non sono ancora passate le otto. Il costo per giungere in aeroporto, una mezz’ora buona, è di 20 $ a persona.
Il volo è tranquillo e senza alcun tipo di patema. Dal finestrino riconosco le bellissime spiagge arancioni dell’Abel Tasman National Park e la baia turchese di Nelson. Bastano poco meno di due ore per ritornare al punto di partenza, la grande città che avevamo lasciato quasi un mese addietro.
Ad Auckland il sole è infuocato e l’aria piacevolmente calda.
L’ostello che avevamo prenotato già da Queenstown, l’Auckland City YHA, è bello grande e particolarmente pulito; si trova a poche quadre da Atoa Square. Siamo in una camerata con altre otto persone, di cui molti giapponesi.
Non c’è la voglia di visitare la città, ma solo il desiderio di godersi in tranquillità le ultime ore che ci dividono dal viaggio di ritorno. L’Albert Park, il verde parco cittadino vicino alla Skytower, è il luogo ideale dove rifugiarsi per raggiungere lo scopo. Rimanere lì a crogiolarsi al sole è estremamente piacevole. Praticamente rimaniamo tutta la giornata distesi sull’erba.
Dopo cena vogliamo fare visita ad un locale di cui abbiamo un’infinita di buoni birra (raccolti nell’ostello che ci aveva ospitato la prima sera ad Auckland). Mentre vaghiamo senza una vera idea di dove sia il posto, facciamo la conoscenza di un ragazzo di Latina appena giunto nel Down Under. Guarda caso è diretto nel nostro stesso locale e sa anche dov’è.
Lo troviamo traboccante di persone, tutte intente ad osservare lo svolgersi di qualche gioco di intrattenimento per ubriachi. Poco dopo la pista si libera ed iniziano i balli. Il tipo di Latina si scatena alla caccia di qualche ragazza e lo perdiamo di vista. Avevamo fatto comunque in tempo a fare tre giri di birra per finire i buoni.
Venerdì 05 e Sabato 06 marzo - Ritorno a casa
È l’ultimo giorno. Tutto è volato via senza quasi rendersene conto e le esperienze passate stanno già trasformandosi in piacevoli ricordi. La testa ha già iniziato il lungo volo per tornare verso casa, al freddo padano che sappiamo ci accoglierà oltre le porte dell’aeroporto. Il corpo però non vuole seguirla, ancora ammaliato dal sole che ancor oggi splende nel cielo di Auckland. La giornata è calda e brillante, il clima ideale per dedicarci all’abbronzatura ed al riposo. L’Albert Park è ancora una volta la nostra meta.
Purtroppo il tempo è tiranno e in breve dobbiamo ritornare sui nostri passi e dirigerci in aeroporto. La fila per il check-in è lunghissima, ci accorgiamo che dobbiamo pagare una tassa per uscire dal Paese solo all’ultimo momento e a Dubai lo scalo è chiuso per nebbia.
Atterrati a Malpensa scopro che il mio zaino non ne ha voluto sapere di tornare in Italia. Viaggia pure mio caro compagno, almeno tu che puoi.