Tappa numero 1, Dal 3 al 4 agosto 1998
Lunedì 3 agosto – Verso Parigi
Questo viaggio ha inizio a Treviso, a casa di Paui. Per pranzo ci
ritroviamo in cinque, gli stessi personaggi che l’anno prima si erano
intestarditi a correre lungo le strade fortemente pendenti delle isole del Quarnero.
La meta quest’anno, memori delle fatiche dell’anno precedente, è stata scelta
perché non dovrebbe presentare grandi salite. Oltre a me ed al padrone di casa,
ci sono David, Alessandro e Pego.
Rispetto l’anno precedente però ci sono altre differenze oltre
all’altimetria del percorso. La più importante è che Pego è qui solo per
salutarci. C’è una profonda tristezza in questo saluto: Pego arde dal desiderio
di unirsi a noi.
L’altra differenza è che non abbiamo con noi le biciclette. Grazie al
padre di un amico, che lavora per una ditta di trasporti, siamo riusciti a
recapitare le biciclette in un paesino nel dipartimento di Loir-et-Cher, nella regione del Centre:
Châtillon sur Cher. Sul punto di terminare i preparativi, con Pego che ci
guarda sempre più mogio, la preoccupazione maggiore è quella di trovare un
sistema comodo per trasportare sulle spalle le borse che normalmente vanno
agganciate alle biciclette.
La partenza in treno è fissata per il tardo pomeriggio. Il percorso per
raggiungere Parigi è identico a quello che intrapresi due anni prima per
dirigermi in Scozia. Questa volta però il treno da Milano è affollatissimo. Non
sono poche le persone che si sobbarcano l’intero viaggio distese nel corridoio
(per fortuna abbiamo prenotato i posti a sedere). Ugualmente non è facile
dormire stando seduti. L’unico di noi che si sveglia fresco e pimpante è
Alessandro, mentre Paui afferma contrariato di non aver chiuso occhio.
Martedì 4 agosto – Blois e Châtillon sur Cher
Arriviamo a Parigi che la mattinata è solo iniziata. I treni per la
regione del Centre partono da Gare
d’Austerlitz, che per fortuna si trova appena al di là del ponte sulla Senna
rispetto a Gare de Lyon, dove siamo arrivati.
È David a farsi carico di chiedere le informazioni necessarie per proseguire
il viaggio. Scopriamo, tra grandi risate, che il suo francese è un po’
arrugginito. Ma l’importante è che sia efficace.
La marcia d’avvicinamento alle biciclette, che vorremo già raccogliere
prima di sera, procede così senza troppi problemi. Difatti, almeno fino a
Blois, ci arriviamo tranquilli. Purtroppo qui troviamo i primi inghippi.
Nessuno alla stazione dei treni sembra conoscere Châtillon sur Cher, e tanto
meno come arrivarci, e tutti i negozi del centro città sono chiusi per la pausa
pranzo. Alla riapertura dell’ufficio turistico, dopo qualche ora d’attesa in
stazione a chiacchierare con Philippe, un omino sul metro e sessanta avvolto in
uno stantio odore di alcol e dall’equilibrio fortemente instabile, riusciamo ad
ottenere le informazioni necessarie. Una corriera in partenza nel tardo
pomeriggio passa nelle vicinanze della nostra piccola meta, nell’altrettanto
piccolo Meusnes, più o meno ad una decina di chilometri dalle nostre
biciclette.
Nelle ore a disposizione prima della partenza della corriera, optiamo
tutti per un giro conoscitivo della città. Blois è una bella cittadina
medioevale che fu anticamente sede dei potenti conti di Blois, iniziatori della
dinastia capetingia. La storia della città, capoluogo del dipartimento del Loir-et-Cher, è direttamente correlata
con quella del maestoso Chateaux de Blois.
Il Castello, che sorge proprio nel centro della città lungo il fianco di una
collina sulla riva destra della Loira, è un insieme di costruzioni eterogenee
risalenti ad epoche diverse, che vanno dal XIII al XVII secolo. Nella sua
conformazione attuale è costituito principalmente da tre ali che presentano una
commistione di stili gotico, rinascimentale e barocco.
L’ingresso però costa troppo per le nostre finanze e quindi decidiamo,
visto anche il poco tempo a disposizione, di godercelo solo dall’esterno. Nel
peregrinare tra le strade acciottolate del centro e le belle piazze alberate,
capitiamo di fronte alla curiosa Maison
de la Magie dalle cui finestre fuoriescono, ogni mezz’ora, sei teste di
drago dorate. Purtroppo il tempo a nostra disposizione è veramente limitato e
dobbiamo concedere a Blois solo uno sguardo superficiale.
Il viaggio in corriera corre letteralmente veloce verso sud, con
l’autista che stacca solo raramente il piede dall’acceleratore. Scopriamo a
circa metà viaggio il motivo di questo correre disperato. La sosta in un non
ben determinato paesino diventa molto lunga perché il giovane conducente deve
tubare amorevolmente con la fidanzata, ferma sulla strada ad aspettarlo. Il
tempo così perso deve pur essere recuperato in qualche modo.
Arrivati a Meusnes riceviamo la felice notizia che un’anima pia della
ditta di trasporti ha deciso di venirci a prendere. Veniamo così raccolti sulla
strada da uno scassato van rosso e possiamo riappropriarci delle biciclette
prima della chiusura dei magazzini. In un certo senso il viaggio inizia solo
adesso.
Châtillon sur Cher è un paesino veramente minuscolo, composto da poche
case raggomitolate sopra un colle a formare un borghetto medioevale. Sulle
sponde dello Cher, il fiume che più a valle passerà sotto le arcate del
Castello di Chenonceaux per poi gettarsi nella Loira poco dopo Tours, troviamo
un campeggio che fa al caso nostro. Pantani ha appena vinto il Tour de France e non possiamo non eleggerlo
“Nume Tutelare” del viaggio. La prima pagina della Gazzetta, con un suo primo
piano, viene appesa alla recinzione del campeggio, proprio dietro le tende.
Abbiamo con noi tutto il necessario per campeggiare, quindi una sana e
gustosa pastasciutta italiana è il minimo che possiamo concederci. Ce la
godiamo guardando lo scorrere lento dello Cher pochi metri oltre la recinzione
ed il cielo che va piano piano scurendosi, lasciando emergere un vasto
luccichio. L’aria va raffreddandosi con il passaggio dal giorno alla notte, con
un’escursione termica notevole, soprattutto non prevista. Alessandro ed io ci
siamo portati dietro un sacco a pelo all’apparenza ingombrante, ma in grado di
farci dormire al caldo in qualunque situazione. Così non è invece per Paui e
David che hanno con loro il Colibrì, un sacco a pelo dalle dimensioni
piccolissime adatto solo alle calde serate estive mediterranee. Passeranno una
notte piena di tremori, senza praticamente chiudere occhio.